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Come mi va…

E si femò a raccontare le sue storie al mare e il vento

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Mese: novembre 2016

Scritto il 25 novembre 2016

Quando le emozioni sono troppo forti, il cuore, per non scoppiare, deve raccontarle. E così comincia una favola…

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  • Tutto sembrava rotto. Più che rotto, increpato. Oggi era uno di quei giorni in cui l’opacità della nebbia, rendeva velato il suo cuore. Davanti a lui tutto appariva immobile. Anche quella foto sembrava avesse perso la sostanza che l’aveva sempre resa viva ai suoi occhi. Eppure era sua preferita. Aveva scelto il bianco e nero per dargli, come un carattere di storicità, mentre al timone aveva finalmente vinto quella gara. Oggi, in quella foto, anche il mare sembrava aver assunto una dimensione statica. Non riusciva a comprendere cosa bloccava il suo cuore. Perché alcuni giorni, fermandosi a riflettere, gli sembrava che la linea della sua vita non proseguisse nella stessa direzione della sua esistenza. Come se non avesse consapevolezza delle sue azioni che, giorno dopo giorno, proseguivano in modo automatico. E quando si fermava ad ascoltare il suo battito, sentiva molti di quei momenti svanire in un vortice di inutilità. I più odiosi gli sembravano i ripetibili momenti che scansionavano la sua vita, la sua quotidianità, come rette parallele che rendevano invariata l’esistenza. Poi vi erano i momenti di rabbia. I momenti in cui le sue aspettative erano state deluse. I momenti in cui avrebbe voluto trattenere le lacrime I momenti in cui aveva visto allontanarsi chi amava. Forse avrebbe potuto cancellarli tutti, nasconderli dalla sua memoria. Certo che sì! Non aveva senso farli esistere nell’universo della sua vita. E mentre ricordava ogni singolo episodio che aveva procurato disagio al suo cuore, tentava di disintegrarlo come un oggetto vecchio consumato ridotto in polvere da un soffio di vento. Ma proprio nel momento in cui gli attimi oscuri della sua vita stavano svanendo si accorse di amarli. Si accorse che erano indissolubilmente legati ai momenti dolci della sua vita. Che avevano il merito di aver reso più splendidi alcuni attimi. Sapeva che non avrebbe sentito tanto intensamente il calore di lei se non avesse provato il freddo dell’abbandono, che non avrebbe imparato leggere lo sguardo disperso di alcuni uomini se un giorno non lo fosse stato anche lui che non avrebbe compreso il valore dell’amicizia se non avesse provato il tradimento. Insomma improvvisamente gli sembrava che erano stati proprio quei momenti che voleva cancellare a rendere speciali i momenti della sua esistenza. E non solo. Ogni attimo era irrimediabilmente connesso all’altro e intersecato ai suoi sentimenti aveva contribuito a creare la sua esistenza. Cancellarne anche solo uno avrebbe significato cancellare parte della sua vita. E così si rese conto che niente era inutile. Anche la sua esistenza che, indissolubilmente, era legata a quella di altri.
  • Non riusciva a dare consistenza alle emozioni che, prive di una singola identità, come metallo ancora liquido, colpivano dall’interno il suo cuore. Alla ricerca di una via di uscita. Alla ricerca di una materialità che potesse renderle concrete, reali. E come bolle incandescenti toccavano la sua anima, rendendola ormai quasi anestetizzata, quasi priva di ogni sensibilità. E in questo suo stato di incapacità di raccontare i suoi mille pensieri, sentiva giorno dopo giorno di non avere più il controllo. Il controllo di quel magma vivo e bollente che respirava dentro di lei.
  • La sua personalità era come un quadro ridotto in mille frammenti Si poteva riconosceva in tutti. Eppure non era uguale a nessuno. Per questo solo pochi riuscivano a leggere la sua anima.

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